Falena

Si fermò, strinse la chiave nella tasca, e si guardò intorno. Gli avevano parlato di un paio d’ali, ali d’angelo avevano proferito, non senza timore. Sputò a terra, a quel ricordo. Le solite aspettative della gente di campagna, dalla fede schietta, bisognosa di prove tangibili. Tornò a stringere la chiave, ma per toglierla di tasca, finalmente. Aprì la porta del magazzino, una casupola in tufo che era utilizzata come deposito di attrezzi. Un posto ben strano, a considerar bene, che l’uomo già immaginava stravolto dalla devozione popolare. Aprendo la porta liberò una grande falena, rimasta intrappolata all’interno, che volò fuori sbattendo le ali all’impazzata. Prima di entrare la guardò a lungo, mentre occupava posti sempre diversi nel cielo plumbeo, poi si strinse nelle spalle e spalancò la porta: prendiamoci cura di questo miracolo, fu il suo pensiero, accompagnato da un ghigno dolciastro.

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9 risposte a Falena

  1. animaepoesia ha detto:

    Semplicemente bellissimo.

  2. philomela997 ha detto:

    Sembra un testo ermetico, molto bello 🙂

  3. natàlia castaldi ha detto:

    l’unico passaggio che avrei evitato, ovviamente si tratta di una nota del tutto personale, è dove definisci il “cielo plumbeo”; per due ragioni, la prima perché associare plumbeo al cielo banalizza la precisione calibrata di ogni parola in questo testo, e la seconda perché una mancata definizione a volte rende molto di più, dà maggiore spazio alla visuale del lettore.
    Per il resto, come penso si sia capito, mi piace molto.

  4. vitosantoliquido ha detto:

    Mi piacciono i poemi in prosa e pure più le falene, con tutte le dicerie popolari che ci ruotano attorno (anch’io ho avuto un’esperienza enigmatica con una coppie di acherontie). Bello scritto.

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